Enrico Fantini (Pittore Italiano Bolognese) dimostra ben presto un vero talento per il disegno e la pittura (acquerelli, dipinti a tempera e ad olio), ad accorgersi di questa sua dote sarà lo zio Luigi Fantini , con il quale anni più tardi inizierà una collaborazione che durerà per tutta la vita. Così racconta: “Fin da bambino mi piaceva tanto disegnare. Riempivo di “disegnini” qualsiasi pezzo di carta a portata di mano. Un giorno disegnai a matita sulla parete di cucina un grappolo d’uva dal vero. Lo zio Gigi (Luigi Fantini) che spesso veniva a trovarmi, rimase colpito dal disegno e da allora cominciò a fornirmi di carte, pennini, matite, acquerelli, convinto del mio talento naturale per il disegno. La carta che lo “zio” (impiegato nel Comune di Bologna) mi procurava era carta di nessun valore, destinata al macero:ricevute del 1870, con tanto di marca da bollo, per pagamenti di: lavori stradali, rette per ospizi dei poveri, affittanze per opere liriche al Teatro Comunale ecc. Ma per me era una carta preziosa, spessa, ruvida, ottima per il disegno e per l’ acquerello . Tanti disegni e acquerelli sono stati fatti con queste carte, purtroppo molti andarono perduti in un bombardamento della nostra casa, nel settembre 1944. Non disegnai solo su carta, ma trovai un dipinto all’acquerello sul dorso in cartoncino di una pagella scolastica di IV^elementare (La Torre 1937).